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Giugno 2016, il viaggio e le mille traversate e le difficoltà per raggiungere l’Italia dalla Nigeria.

Queen è una giovane donna che porta con sé tutto il desiderio, tutta la voglia di poter ricostruire la sua vita, lontano da guerre e povertà per toccare con mano un futuro possibile, reale.

Accolta dallo sportello di Padova, all’interno del progetto FAMI – I AM, inizia il suo percorso di mobilità e autonomia. «Grazie al supporto degli operatori e delle operatrici del progetto FAMI I-AM – racconta Queen – ho avuto la straordinaria opportunità di costruire gli strumenti per connettermi al mercato del lavoro.

Dalla stesura del curriculum alla ricerca attiva delle opportunità fino a comprendere in che modo valorizzare le mie competenze, tutto è stato per me formazione. Strumenti che mi hanno permesso di presentarmi ai colloqui di lavoro con consapevolezza». «Al primo colloquio, da Ikea – continua Queen – ero in tensione ma anche sicura di me.

Quando sono stata inserita nel gruppo svedese ho fatto diversi corsi di formazione proprio per conoscere meglio le dinamiche aziendali. La prima settimana è stata difficile con clienti e colleghi per la lingua italiana, avevo delle difficoltà comunicative. Più passava il tempo, più riuscivo a migliorare e stringere relazioni con i colleghi». Ѐ la consapevolezza, l’elemento caratterizzante del progetto che gli operatori hanno costruito con e per Queen.

Consapevolezza nel costruire competenze spendibili, nel migliorare la qualità di vita e dare forma ai sogni, alle ambizioni. E infatti i sogni per Queen hanno dei veri e propri colori. «Se penso al mio progetto di vita qui in Italia, mi piacerebbe essere una donna d’affari, con un mio piccolo business, in maniera indipendente. Mi piacerebbe aprire un bar o ristorante magari con cucina tipica oppure un salone per capelli e cura dell’estetica. Mi piacerebbe che creare una realtà che metta insieme cultura diverse, quella africana e italiana».

Il prossimo obiettivo per Queen? Cercare una casa così da poter sperimentare a pieno la parola autonomia. Tutto ciò che ha imparato e i traguardi che ha raggiunto, grazie al supporto degli operatori incontrati, sono per lei un patrimonio denso. «Alle persone che vogliono intraprendere un percorso dentro questo progetto direi: Sii trasparente, non avere paura a chiedere. Cerca sempre il confronto con gli operatori, che allo sguardo professionale coniugano sempre quello umano. Perché siamo tutte persone, con la nostra anima, le nostre storie da raccontare, ricucire e vivere ».