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M.S, due iniziali, da sfondo l’immagine di Mali con tutte le sue sfumature contraddittorie, fatte di guerra e povertà e in mano una foto, uno scatto bellissimo della sua bambina. Ѐ questa la cornice su cui iniziare a raccontare la storia di Mazi (nome di fantasia) accolto dallo Sportello del progetto Fami I-AM, Val Trompia di Brescia.

Sposato e padre di una bambina, nata dopo la sua partenza, arriva in Italia nel 2017. Subito per lui è accoglienza e opportunità. Inserito nel progetto SAI dalla cooperativa Il Mosaico, tra i partner del progetto, si distingue fin da subito per il suo entusiasmo, spirito d’iniziativa e la capacità di costruire relazioni nuove.                                                                                                                                                             

Nel progetto si dedica inizialmente allo studio dell’italiano con buon risultati, ottiene un tirocinio e con il primo compenso sistema la casa per il padre anziano e ipovedente. Successivamente trova in autonomia diversi lavori, fino però alle difficoltà che esplodono con la pandemia.

Dopo il percorso intrapreso con il progetto SAI, Mazi si trasferisce qualche mese a Torino dove ha costruito con alcuni contatti di connazionali una possibilità lavorativa nelle piantagioni per la stagione. Mentre si trova a Torino viene contattato dagli operatori dello sportello Fami Valle Trompia che programmano con lui il rientro a Brescia con un nuovo percorso di inserimento sociale e lavorativo. L’obiettivo di vita è certamente il ricongiungimento con la moglie e la figlia, che nel frattempo compie 4 anni.

«Con il progetto FAMI I AM – spiegano le operatrice che lo seguono – abbiamo costruito un programma di inclusione che segue due aspetti: l’implementazione delle possibilità lavorative e un supporto in alcune procedure legali legate ad alcune pratiche diffuse sul suo Paese».

Per ciò che riguarda l’aspetto lavorativo, Mazi comincia un percorso di specializzazione nella figura di saldatore sia perché ha avuto una precedente esperienza in Libia, sia perché in Italia è una figura molto richiesta.  «Mazi si dimostra attento e scrupoloso nel suo percorso di riqualificazione professionale – aggiungono le operatrici -. Competenze che lo aiutano a presentarsi nel mondo del lavoro e ottenere un contratto di lavoro della durata di sei mesi, con la prospettiva di una reale assunzione. Il contrattato attuale non gli consente di avere un contratto di alloggio per la sua famiglia, ma la prospettiva futura, ovvero quella di avere un maggiore equilibrio, è rassicurante. Il lavoro è parte integrante di un percorso di autonomia che per Mazi sta iniziando ad avere dei buoni risultati».

Al contempo le operatrici mettono a disposizione di Mazi un supporto culturale, poiché per tradizione la sua bimba dovrebbe essere sottoposta ad infibulazione. Mazi e la moglie non vogliono, ma non essendo il padre presente in territorio maliano è il suocero che ha “potere” sulla situazione. Le operatrici e gli operatori accompagnano Mazi a conoscere la visione europea sul tema, così da permettere al padre di mettere in sicurezza sua figlia. Da alcuni mesi, infatti, la moglie e la figlia vengono accolti a casa di alcuni amici prima a Mali e poi in Senegal, in attesa del nulla osta.

«La procedura di ricongiungimento è da riattivare  – concludono le operatrici – ma resta fondamentale la ricerca di un alloggio adeguato per tutta la famiglia e per garantire loro un futuro dal sapore di rinascita».